"... Da ragazzo avevo l'abitudine di scrivere su un diario ciò che mi passa per la testa. Frasi, canzoni, citazioni, pensieri. Ora che sono grande ho continuato questa abitudine sul web ..."

sabato 14 maggio 2011

RINCONTRARSI TRA COMPAGNI DI SCUOLA

L’idea era venuta a Sara un pomeriggio. Stava facendo la spesa al supermercato quando aveva incontrato Roberto, un compagno ai tempi del liceo. Sarebbe stato bello rivedersi con i vecchi compagni di scuola. Organizziamo una rimpatriata.
E per non dis
perdere nel vuoto quell’idea l’aveva organizzata in fretta e furia per il venerdì successivo. Un veloce passaparola che aveva colto di sorpresa tutti e infatti quella sera si erano ritrovati in 5. Sara, Roberto, Davide, Lucia e Barbara. Sandra aveva inventato mille scuse, Claudia quasi in modo snob aveva comunicato di avere già un impegno, Piero aveva una riunione politica, Andrea non l’aveva avvisato nessuno, Massimo era a cena dai suoceri, e gli altri erano fuori città o non erano riusciti ad avvisarli.
Si ritrovarono loro cinque seduti ad un tavolo di un wine bar e mangiando un panino e bevendo un bicchiere di buon vino, iniziarono a tuffarsi nei ricordi dei bei tempi ormai andati.
Parlarono dei professori, quelli simpatici e quelli severi, quelli che nonostante tutto erano rimasti nel cuore e quelli che mal sopportavano.
Dei compagni di classe, di Andrea che aveva aperto un’impresa, di Mario diventato dirigente bancario, di Carmen che nessuno aveva più visto, di Alex sempre strano, di Marco diventato un genio dell’informatica.
Ricordarono gli amori passati, di Alex perdutamente innamorato di Anna e nessuno lo sapeva, di Lucia che si era presa una sbandata per Luca, del tenero che forse c’era tra Davide e Martina, di Roberto sempre dietro amori impossibili.
Parlarono degli amori presenti. Di Roberto separato dopo un amore sbagliato, di Sara sposata con due figli, di Barbara con una bimba di pochi mesi, di Gianni che si sarebbe sposato a maggio, di Davide e Lucia, single cronici, di Mario sposato da qualche anno, di Anna che nessuno vedeva più da quando si era sposata.
E poi ridere. Ridere del fatto di non essere belli, del tizio che per guardare stava cadendo, delle canzoncine stupide che ancora ricordavamo a memoria, di quelle parole dette a 15 anni, dei vestiti che indossavano, delle interrogazioni, delle battute spiritose, delle cazzate che fai quando sei giovane e hai una vita davanti.
Si sentivano bene, stavano bene. Era stato bello rincontrarsi, era stato bello ricordare chi erano, parlare di cosa sognavano di essere e di cosa erano diventati.
Avevano passato una bella serata e si lasciarono con l’idea di rivedersi periodicamente, anche solo una volta all’anno. Chissà se davvero quell’idea sarebbe diventata realtà…

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