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Attraverso le pagine del libro-confessione di Petrini assistiamo agli allenamenti, viviamo le partite, entriamo negli spogliatoi, conosciamo la vita privata dei calciatori, con tanto di nomi e cognomi. Impariamo come si truccano le partite, come si elude un controllo antidoping, quali insulti e colpi proibiti si scambiano durante la partita stopper e centravanti, come si resista alla fatica e si migliori le proprie prestazioni agonistiche, facendosi iniettare sostanze proibite, imposte dai dirigenti stessi delle società sportive. Apprendiamo come passano il tempo libero i calciatori: giocando a carte, misurandosi la lunghezza degli organi genitali, facendo scherzi idioti, parlando di donne e motori, scopando belle ragazze di ogni estrazione sociale: semplici tifose, mogli di dirigenti o di compagni di squadra, studentesse, casalinghe, squillo, in qualsiasi combinazione dell'aritmetica e del Kamasutra. Apprendiamo di guadagni da capogiro, spesso in nero: con un premio partita, Petrini riesce a regalare un appartamento alla madre. Conosciamo allenatori autoritari, il cui scopo principale è quello di tenere i calciatori lontani dalle scorpacciate di sesso e di cibo e compagni di squadra altezzosi, attaccati al denaro, spesso ipocriti dalla doppia morale. E poi il sottobosco di personaggi equivoci, ingenui o affaristi, che circondano i calciatori: semplici tifosi, maneggioni, professionisti, cantanti, attori, giornalisti, mafiosi. Petrini, con questa autobiografia, ci mostra in maniera cruda, con un pugno diretto allo stomaco del lettore, gli splendori e le miserie di quell’universo, in qualche modo a sé, che è in Italia il mondo del calcio. L’epilogo del libro è drammatico: Petrini viene condannato per la vicenda del calcio-scommesse, diventando così una sorta di capro espiatorio su cui si accanisce la giustizia sportiva. Lui ci mette del suo: irresponsabile, amante dei piaceri, non se la sente di cambiare vita e abitudini e di mettere la testa a posto: il suo matrimonio va a pezzi e lui si caccia in guai finanziari, costretto a fuggire all’estero per eludere le minacce dei creditori. Vive nascosto, diventa semicieco a causa di un glaucoma, mentre il figlio Diego, promessa del calcio genovese, muore di tumore a diciannove anni, senza poter rivedere il padre. Una lettura urticante, un libro appassionante e istruttivo, che si legge tutto d'un fiato.