Due anni. Tanto è durato il mio esilio dai campi di calcetto. Era il dicembre 2005 e la mia situazione lavorativa-affettiva-personale era completamente all'opposto rispetto ad oggi.
Ieri sera ho riprovato quelle emozioni. Le scarpette da calcetto, la maglia nuova di Materazzi, l'odore dell'erba sintetica, il vento lieve sulle gambe scoperte, i calci al pallone, i contrasti duri, le conclusioni a rete, il fiatone sul finale di partita, la soddisfazione per ogni contrasto vinto o passaggio azzeccato. Mi sono mancati tanto. Ne sentivo la mancanza e averli riscoperti mi riempe di gioia. Amo giocare a calcetto e sono contento di aver interrotto questo esilio, più o meno forzato. Non sono un campione ma me la cavo. Quando gioco con regolarità riesco ad acquisire ritmo partita, fiato e sicurezza nelle giocate. Altrimenti, come ieri sera, mi arrangio cercando di fare del mio meglio.
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