Quattro amici, tre desideri ciascuno, quattro anni per realizzarli: è il 1998, siamo a Tel Aviv, e Yuval, Amichai, Ofir e Yoav – detto Churchill – guardano in televisione la finale tra Francia e Brasile. Yuval, il narratore, è il riflessivo del gruppo, cresciuto secondo i dettami di una rigida educazione anglosassone; appena prima della partita ha conosciuto Yaara, e sente che diverrà la donna della sua vita. Churchill è il prototipo dell’avvocato rampante, carismatico e aggressivo, concentrato esclusivamente sulla carriera. Ofir spende la sua creatività in un’agenzia pubblicitaria, ma ritroverà se stesso in India. Amichai vende polizze sanitarie, è già sposato e ha due figli. A fine partita, è lui ad avere l’idea: annotare su un biglietto i sogni che ognuno vorrebbe concretizzare da lì a quattro anni, e ritrovarsi quindi, in occasione dei Mondiali successivi, per scoprire cosa sarà accaduto nel lasso di tempo trascorso.
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Una storia d’amore, una clinica di terapie alternative, un libro di racconti, un processo importante: negli obiettivi dei protagonisti si svelano le singole personalità, ma queste, come tutto del resto, sono destinate a mutare. D’altra parte, come fa notare Ilana “la piagnona”, moglie di Amichai e studiosa di psicologia, i quattro amici hanno ventotto anni, e in occasione dei prossimi Mondiali ne avranno trentadue: questi sono gli “anni di gesso”, gli anni in cui il carattere assume una sua forma e si stabilizza. Oppure no? Gli eventi prenderanno una piega inaspettata, e un destino beffardo farà sì che ognuno dei protagonisti si ritroverà, senza volerlo, a dar forma ai propri sogni in modo ben diverso da quanto immaginato in precedenza, tra soddisfazioni inattese e dolorosi colpi di scena.
La sofferenza, seppur taciuta, è in effetti un elemento presente fin dalle prime pagine, da cui intuiamo che Yuval è stato vittima di un incidente. Una disgrazia che incomberà silenziosa per tutto il romanzo, conferendo a ogni episodio narrato, il più felice come il più insignificante, un’ombra di precarietà essenziale, di fuggevolezza, di profonda interrogazione sul senso della vita e del desiderio stesso, inteso quale elemento formante della vita di ognuno.
Attraverso la sua scrittura, che riesce a mantenere per tutto il romanzo uno stile fresco, ironico, consapevole, in grado di mettere il lettore in contatto diretto con gli episodi narrati e le emozioni suscitate, penetriamo nel profondo di un’amicizia fraterna, sbocciata nella giovinezza, cresciuta negli anni dell’Università e rinsaldatasi nei lunghi anni del servizio militare. Ed è proprio l’amicizia la vera protagonista del romanzo di Nevo, un’amicizia fatta di parole, silenzi, condivisione, divertimenti, avventure, furenti litigi e riconciliazioni. Un’amicizia che è, soprattutto, presenza. Perché, nonostante i toni amari e il senso di vuoto che sembrano prendere il sopravvento man mano che ci si avvicina all’epilogo, avvertiamo che Yuval non è solo. I suoi amici gli sono accanto, sempre, anche se forse lui non ne ha piena consapevolezza. (FONTE)
Ho finito di leggerlo domenica. Il titolo e il riassunto mi avevano attratto. Mi piace l'idea della storia che si snoda da Mondiale a Mondiale. Anche perché mi è capitato di guardare indietro e vedere cosa è cambiato da un Mondiale all'altro. E in particolare come la mia vita sia stata stravolta tra il Mondiale 2002 e quello del 2006. Quattro anni davvero intensi e, a rivederli adesso, tutto sommato belli.
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